“La scultura è un processo di scoperta. Mentre lavoro, imparo sempre cose nuove sulla mia materia e sul mio processo.
Invariant Mass (Hey Bulldog), 2009
Brain Muscle in a Weird Headspace, 2016
La luce sa quando la stai guardando
In un’epoca di consumismo e materialismo, io traffico in cielo blu e aria colorata
Roden Crater
L’opera, iniziata nel 1977 in un cratere spento nel deserto dipinto in Arizona ed ancora oggi in fase di ultimazione, è stata impropriamente definita il più grande sito di land art al mondo.
il sito è formato da un insieme di camere ipogee collegate da tunnell che, attraverso aperture meticolosamente predisposte sulla base degli esperimenti sulla percezione della luce realizzati da Turrell in studio, consentono al visitatore una particolare ed immersiva esperienza sensoriale
L’arte è un linguaggio, e come ogni linguaggio, può essere usato per dire qualsiasi cosa. Non credo che ci siano argomenti tabù, e non credo che l’arte debba essere sempre piacevole o edificante.
Be nice to the big blue sea, 2015
Triumph of the Vanities I, 2018
Ero un po’ nervoso all’inizio, ma poi ho capito che l’arte è solo un altro modo per far ridere la gente
Pissing Men
L’opera rappresenta due uomini nudi nell’atto di fare pipì, muovendo il bacino e il pene secondo un meccanismo automatico. La vasca in cui orinano i due uomini non ha una forma casuale: è la Repubblica Ceca. La fontana ha provocato all’autore non pochi problemi da parte delle forze nazionaliste della regione, ma rimane un pezzo fondamentale dell’arte ceca. Si trova nel cortile del museo Kafka
Situata della galleria d’arte contemporanea Futura Gallery, è un’opera composta da due sculture identiche raffiguranti la metà inferiore del corpo umano piegate in avanti. I visitatori vengono invitati a salire su delle scale per guardare nel “didietro” delle statue, dove è installato uno schermo che trasmette un video in loop di due persone mascherate da Klaus (ex presidente ceco) e dall’artista Knížák che si imboccano a vicenda con “We are the Champions” dei Queen in sottofondo. Černý sembra volerci dire che i destini dei Cechi, nonostante tutti i cambiamenti avvenuti, rimangono inesorabilmente nelle mani dittatoriali e avide di politici incapaci.
Kafka
Ero interessato alla cultura popolare, non alla cultura d’élite. Volevo lavorare con immagini che la gente riconosceva senza dover spiegare loro cosa fossero
Untitled (cowboy), 1989
(riproduzione di una pagina pubblicitaria con foto di Jim Kranz) – stampa fotografica a colori 50 x 70)
Per quarant’anni Richard Prince si è costantemente appropriato di immagini tratte dalla cultura del consumo e ha scardinato qualsiasi nozione di autenticità dell’arte. Membro della Pictures Generation della fine degli anni Settanta a New York, che comprendeva anche artisti come Cindy Sherman e Louise Lawler, Prince è forse più noto per le sue «ri-fotografie». Per realizzare queste opere ha fotografato fotografie esistenti e le ha ingrandite; gli esempi più famosi di questo procedimento sono stati realizzati con le immagini dei cowboy delle pubblicità delle sigarette Marlboro.
Prince ha prodotto una vasta gamma di lavori attraverso i media, nei quali le banalità dell’intrattenimento, delle pubblicità, delle barzellette sui papà e del porno soft sono spesso trasformate in qualcosa di snervante ed erotico. Nonostante le numerose cause legali e le accuse di violazione del diritto d’autore, che sembrano rafforzare le sue argomentazioni sull’impossibilità di stabilire il concetto di «originalità» nella produzione culturale, Prince è più impegnato che mai a realizzare opere nel suo studio di Rensselaerville, a nord di New York.
MATTHEW HOLMAN
E’ difficile per me dipingere felicità. Non è che non ci sia spazio per la felicità, ma penso che il vero test sia come si affrontano i momenti di difficoltà, disperazione e confusione. Ecco dove il mio lavoro trova la sua sorgente. Lì dove le cose si sgretolano e diventano ambigue, è lì dove trovo il mio spunto.
It is so, 2014
non ho mai un piano preciso nella testa ma so che voglio come risultato un’atmosfera
100 Years Ago, 2002
olio su tela di lino cm 229×359 Centre Pompidou Parigi
A volte dipingo persone assorte che cercano di capire, di trovare un senso nell’ambiente intorno a loro. Ma in realtà il ruolo della figura è sempre lo stesso: catturare l’attenzione di chi guarda e avvincerlo, attirandolo nel quadro
-The-Architect’s Home in the-Ravine-signed, 1991
E’ importante che la pittura non sia semplicemente descrittiva. Deve essere capace di suscitare emozioni ed energie che vadano al di là del soggetto rappresentato.
Volevo attaccare il sistema dell’arte e essere generoso. Volevo che il pubblico potesse conservare il mio lavoro. Era davvero eccitante che qualcuno potesse venire alla mostra e potesse andarsene a casa con un mio lavoro. Freud ha detto che mettiamo in scena le nostre paure per diminuirle. In un certo senso questa generosità – il rifiuto di una forma statica, della scultura monolitica, a vantaggio di una forma fragile, instabile – era un modo per mettere in scena la mia paura di perdere Ross, che scompariva a poco a poco davanti ai miei occhi. Ed è una sensazione molto strana quando vedi il pubblico che entra in galleria e se ne va con un pezzo di carta che è tuo
“…Gonzalez-Torres è un artista cubano, nato nel 1957, e il suo percorso artistico può essere definito come una vera e propria poetica dell’assenza. Egli non pretende con la sua arte di trovare una soluzione ai problemi, alle grandi domande della vita , ma semplicemente di metterle davanti allo spettatore e fornire lo spunto di una riflessione. I suoi lavori parlano di amore , di perdita e di sofferenza, ma sono opere piene di vita e di gioia.
Il centro del suo mondo e della sua arte è stato il suo compagno Ross, al quale ha dedicato non solo la sua vita intima ma anche tutta la sua produzione artistica, simboleggiando ciò che comporta la completa fusione nell’amore: la totale donazione di sé all’altro che conduce anche ad un venire meno dell’integrità di sé stessi, abbracciando coscientemente la propria fragilità in favore di questo sentimento. L’assenza poi, diventa un mezzo per comprendere il valore unico della permanenza: confrontando la morte di Ross con la propria (anche lui aveva contratto l’AIDS), Torres non esprime la morte, ma un profondo desiderio di continuità della vita.”(Cristina Pirsigilli)