Chris Ofili

Nella didascalia della mostra “Sensation” allestita per la prima volta a Londra nel 1997, si leggeva: “può causare shock, vomito, confusione, panico, euforia e ansia”. Le opere presentate, quasi tutte provenienti dalla collezione di Charles Saatchi, appartenevano a quell’eterogeneo gruppo di artisti inglesi (Young British Artist – YBA) che in quegli anni raggiungeva l’apice della fama. C’era lo squalo in formaldeide di Damien Hirst, il materasso sporco di Sarah Lucas, la testa di sangue congelato di Marc Quinn, i mostri genetici dei fratelli Chapman. Nel mare di polemiche che seguirono a quella edizione ed anche alla successiva a  Berlino, Chris Ofili  passò quasi del tutto inosservato. Contrariamente alle previsioni, portata a NY nel ’99, “Sensation” non suscitò grande clamore se non per l’intervento dell’allora sindaco Giuliani che si scagliò contro la tela di Ofili (peraltro cattolico praticante come lui) “The holy Virgin Mary” definendola “roba malata” e minacciando di chiudere i finanziamenti al museo che ospitava la mostra. A seguire le proteste di gran parte delle autorità religiose americane che ebbero il solo effetto di decretare il successo mondiale di Ofili.

La tela, di grandi dimensioni, poggia su due palle di sterco di elefante. Rappresenta una Madonna di colore, contornata, in luogo dei putti e degli angeli, da ritagli di riviste porno di natiche seni e vagine. Uno dei seni della Vergine è composto da sterco di elefante.

The holy Virgin Mary – 1996

afrodizzia – 1996

 acrilici,  olio, resina poliestere, matita, collage di carta, Letraset, glitter,  puntine e sterco di elefante su lino