Con un investimento di 134 milioni di sterline, rivitalizzando l’intera area industriale di Southwork, nel 2000 viene inaugurata a Londra la nuova Tate Gallery, subito ribattezzata Tate Modern per distinguerla dalla precedente Tate Britain. Il nuovo museo, sorto dalla riconversione di una centrale elettrica, con un’area espositiva di 34 mila metri quadri e circa 2 milioni di visitatori l’anno, diventa in breve tempo il più importante polo dell’arte contemporanea al mondo.
Parte di tale meritato successo, specialmente per affluenza di pubblico, è dovuta all’accordo tra la Unilever, multinazionale anglo-olandese di prodotti di largo consumo, e la Tate. L’accordo, purtroppo sospeso nel 2012, prevedeva delle mostre a ingresso libero della durata di sei mesi circa, sponsorizzate dal colosso multinazionale. Ogni anno La Tate avrebbe invitato un artista di fama internazionale a realizzare un’opera “site specific” da installare nell’enorme spazio di 3400 metri quadri della Turbine hall.